Back

Biennale Arte Venezia 2024: guida, date, artisti

Condividi

Stranieri ovunque – Foreigners Everywhere. Si intitola così la 60° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia appena inaugurata e che promette bellezza, ma anche una riflessione sullo stato della nostra umanità. Attraverso gli eventi storici che abbiamo e che stiamo attraversando. Così ha voluto il suo curatore, il brasiliano Adriano Pedrosa, direttore del Museo d’Arte di San Paulo, il MASP. Ma perché il tema della Biennale è Stranieri ovunque? Dal postcolonialismo alla pandemia, dalle guerre alla grandi crisi umanitarie. Il principio guida è quello di dar voce e spazio agli artisti alla loro prima esposizione lagunare con particolare attenzione all’outdoor. «Una celebrazione dello straniero, del lontano, dell’outsider, del queer e dell’indigeno», spiega Adriano Pedrosa, primo curatore della Biennale d’Arte proveniente dall’America Latina. Questa Biennale porterà artisti stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati. Una vastissima partecipazione – 90 Paesi rappresentati per un totale di 332 artisti – provenienti da quello che viene definito il Global South. Per estensione tutte le aree che storicamente, politicamente ed economicamente sono state emarginate. Per la maggior parte situate a sud dell’equatore, ma non necessariamente.

Guida alla Biennale Arte Venezia 2024: le sedi

L’esposizione è divisa in due sedi e ciascuna comprende due sezioni. Una dedicata alla mostra internazionale Stranieri ovunque – Foreigners Everywhere, curata da Adriano Pedrosa. E una dedicata alle Partecipazioni Nazionali.

Sede Giardini: ingresso da viale Trento 1260 e da Sant’Elena (Viale IV novembre)
Arsenale: ingresso da Campo della Tana 2169/F e dal Ponte dei Pensieri (Salizada Streta)

Sede originaria della Biennale di Venezia, i Giardini accolgono i Padiglioni Nazionali fin dal secolo scorso. Mentre l’Arsenale è un complesso di archeologia proto industriale dove, dal XIV secolo, si costruivano le navi da flotta della Serenissima.

Il tema della nuova edizione della Biennale di Venezia 2024

Cose da sapere prima di visitare la Biennale Arte Venezia 2024: la mappa

Due i nuclei in cui, per la prima volta, è suddivisa la kermesse. Il primo, il Nucleo contemporaneo, si sviluppa tra il Padiglione Centrale e le Cordiere. Si concentra sulla produzione di artisti queer, outsider e indigeni.

Il secondo, il Nucleo storico, è composto da opere del XX secolo provenienti da diverse regioni dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo. È sviluppato su tre sale del Padiglione Centrale: quella dedicata ai ritratti, la sala dedicata alle astrazioni e la terza dedicata alla diaspora artistica italiana nel mondo. Quest’ultima raccoglie 40 autori italiani di prima o seconda generazione che sono stati capaci di integrare e costruire le proprie carriere in Africa, Asia, America Latina e Stati Uniti. Tra questi, anche Lina Bo Bardi (italiana emigrata in Brasile, vincitrice del Leone d’Oro speciale alla memoria della Biennale Architettura 2021).

Due i leit motiv, come ha sottolineato Pedrosa. Il tessile, come rivendicazione dell’artigianato, esplorato da molti artisti del Nucleo Storico, fino ai contemporanei. E gli artisti – molti indigeni – legati da vincoli di sangue, per i quali la tradizione gioca un ruolo fondamentale come passaggio di testimone generazionale.

Stranieri ovunque: la mostra e gli 88 padiglioni intorno

La opere della mostra dell’anno Stranieri ovunque – Foreigners Everywhere consistono in sculture al neon di diversi colori con le parole Stranieri ovunque in tutte le lingue. Sono tratte da una serie di lavori realizzati dal collettivo Claire Fontaine. Alla mostra saranno affiancati 88 padiglioni nazionali. Repubblica di Panama e Senegal partecipano per la prima volta “da soli”. Esordiscono anche Repubblica del Benin, Etiopia, Repubblica Democratica di Timor Est e Repubblica Unita della Tanzania.

Quanche suggerimento: padiglioni da visitare

Padiglione Italia

Due qui / To Hear è il nome del progetto espositivo per il Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini in Arsenale. A cura di Luca Cerizza e realizzato dall’artista Massimo Bartolini. Si tratta di un percorso totalmente introspettivo e apparentemente vuoto, visto che l’installazione “non produce architettura ma suono”. Incita a una profonda e intima indagine personale, ponendo i presupposti per una suggestiva sperimentazione artistica. Un risultato che si avvale della collaborazione dei compositori Caterina Barbieri, Kali Malone, Gavin e Yuri Bryars, e degli scrittori Nicoletta Costa e Tiziano Scarpa in un dialogo collettivo multidisciplinare.

Padiglione Vaticano

Con i miei occhi è il titolo scelto dalla Santa Sede per il proprio padiglione ospitato tra le stanze della Casa di reclusione femminile della Giudecca. Legato al tema dei diritti umani e alla figura degli ultimi, è uno degli appuntamenti più attesi. Forse anche perché vieta ogni tipologia di condivisione live-social, obbligando di fatto a un raccoglimento intimo, spirituale. Unica guida tra gli spazi, la voce delle detenute in un’atmosfera che intesse abilmente sacro e profano, liturgia e culto pop(olare), installazione e suggestione.

Padiglione USA

È la Biennale delle prime volte. E per la prima volta è l’artista indigeno, Jeffrey Gibson, di origine Cherokee e Choctaw, a rappresentare gli Stati Uniti in Laguna. Originario di Colorado Springs, Gibson appartiene alla Mississippi Band of Choctaw Indians. Noto per le sue sculture sospese a forma di sacchi da boxe ma anche per le sue tele formato extralarge dai colori intensi, porta a Venezia un progetto fluido. Ccondotto da Abigail Winograd, curatrice indipendente, e Kathleen Ash-Milby, curatrice d’arte nativo-americana al Portland Art Museum e membro della Navajo Nation, unisce performance e installazioni multimediali.

Padiglione Australia

L’Australia è presente con l’artista indigeno Archie Moore, appartenente alla First Nation e residente nel Queensland. Nato nel 1970, all’indomani del referendum che conferiva diritti di cittadinanza costituzionale alle popolazioni indigene, Moore è conosciuto per le installazioni su larga scala. Opere che svelano le tensioni tra le storie personali e ufficiali del passato coloniale australiano. Al centro le questioni identitarie, il dialogo interculturale e il razzismo. Intitolata Kith and kin, la sua esposizione, con la curatela di Ellie Buttrose, esplora in maniera potente e toccante la sua eredità Kamilaroi, Bigambul, britannica e scozzese.

Padiglione Brasile

Ka’a Pûera: nós somos pássaros que andam/ Ka’a Pûera. Siamo uccelli che camminano. Ovvero, un omaggio alla storia del popolo indigeno brasiliano Tupinambá, criminalizzato per secoli. Solo nel 2001 gli è stato riconosciuto il proprio territorio e la propria cultura. E a questo popolo appartiene l’artista Glicéria Tupinambá, vincitrice del Premio PIPA 2023 e scelta per rappresentare il Padiglione del Brasile. Al centro, i temi della colonizzazione, emarginazione e resistenza condivisa dall’umanità e dalla natura. Ka’a Pûera si riferisce, infatti, sia alle antiche foreste che, rigenerate, offrono un potenziale di rinascita degli ecosistemi, sia al nome del piccolo uccello che le abita.

I progetti speciali

Due i progetti speciali di quest’anno. Il primo riguarda l’artista brasiliana Beatriz Milhazes, che presenta dipinti e collage di grandi dimensioni nelle Sale d’Armi del Padiglione delle Arti Applicate all’Arsenale. Una tavolozza di colori tra pennellate e tessuti tradizionali, capaci di creare un mix di motivi tra l’immaginario culturale brasiliano, la regolarità degli elementi naturali e i riferimenti alla pittura modernista occidentale.

Il secondo ha sede a Forte Marghera (chiamato la Polveriera Austriaca), dove sono esposte dieci opere di ceramica dell’artista italiana Nedda Guidi, in concorso nell’Esposizione Internazionale.

Gli artisti più attesi della Biennale Arte Venezia 2024

Yuko Mohri è tra gli artisti più ricercati della Biennale Arte 2024. L’artista nipponica, originaria della prefettura di Kanagawa, studia da anni gli effetti benefici delle crisi. Porta nel padiglione giapponese la sua mostra Mohri (che sarà nel 2025 all’Hangar Bicocca di Milano). Si tratta di un’installazione cinetica site-specific che combina oggetti ready-made e circuiti elettrici, combinando suono e movimento. Si ispira ai racconti dei lavoratori della metro di Tokyo che in maniera congeniale sfruttano oggetti di uso comune per bloccare le perdite d’acqua delle stazioni. Ma anche: agli echi della pandemia, alle inondazioni che hanno colpito Venezia nel 2019, alle proteste degli attivisti ambientalisti.

È Toyin Ojih Odutola il protagonista insieme ad altri sette colleghi del padiglione nigeriano, che porta l’attenzione su argomenti bollenti e legati alla propria esperienza personale. Colonialismo, migrazioni, questioni di genere, ingiustizie sociali. Uno dei pittori figurativi più in ascesa del panorama mondiale, presenta a Venezia un progetto collettivo. Ideato da Aindrea Emelife, ex curatrice di arte moderna e contemporanea al Museum of West African Art di Benin City, si intitola Nigeria Imaginary. Prospettive, idee, ricordi del proprio Paese senza rinunciare a “una portata intergenerazionale e intergeografica”.

Dalla Corea del Sud a Cile ed Etiopia

Di diverso tema si occupa l’opera della coreana Koo Jeong-a, protagonista del padiglione della Corea del Sud. Se la creatività è fondamentalmente e prima di tutto un atto di irriverenza, i lavori dell’artista vanno in questa direzione. Dopo trent’anni di studio sulla rivisitazione degli spazi per mezzo di installazioni immersive, i suoi lavori oggi amano spiazzare il pubblico, mettendo in discussione il confine tra realtà e finzione. Con Odorama City, Koo Jeong-a presenta a Venezia un’opera multisensoriale, evocativa di “ricordi nazionali” attraverso odori, note e temperature.

Cosmonación è il progetto espositivo del padiglione cileno che sarà rappresentato dall’artista Valeria Montti Colque. Coniato dall’antropologo Michel S. Laguerre, questo termine indica le comunità diasporiche che mai interrompono i rapporti con i propri luoghi di origine ma vi rimangono attaccate. L’artista vuole dunque porre la riflessione sui concetti di nazionalità, esilio, migrazione e diaspora. «L’arte plastica e concettuale di Valeria Montti Colque evoca uno spazio sia rituale che politico, capace di connettere l’immensità di una foresta o di una montagna alla forza di una comunità straniera nel mezzo di una città». È il commento della curatrice Andrea Pacheco González.

Una prima assoluta per l’Etiopia che alla 60° edizione della Biennale Arte di Venezia porta nel suo padiglione il rinomato artista contemporaneo Tesfaye Urgessa, con la personale Prejudice and Belonging. A cura del pluripremiato autore e conduttore televisivo Lemn Sissay, primo Cancelliere del patrimonio etiope nel Regno Unito, l’insieme delle opere racchiude l’esperienza dei tredici anni trascorsi in Germania dall’artista. Conducendo il pensiero sulla complessità delle questione identitarie e culturali che scaturiscono dalle dinamiche migratorie.

Gli eventi collaterali della Biennale Arte 2024: alcune mostre da non perdere

Non si possono non citare anche alcuni tra i 30 eventi collaterali ufficiali diffusi nella città di Venezia e che arricchiscono il pluralismo di voci della Biennale Arte 2024:

Berlinde De Bruyckere: City Of Refuge III

All’Abbazia di San Giorgio Maggiore, sono in mostra le nuove opere dell’artista belga Berlinde De Bruyckere. Pensate proprio per la chiesa benedettina del XVI secolo, situata sull’Isola di San Giorgio Maggiore, uno dei principali esempi di architettura palladiana della laguna. Intitolata City of Refuge III, l’esposizione, realizzata in collaborazione con la Benedicti Claustra Onlus, oscilla tra trascendenza e immanenza materiale. Con una serie di sculture di arcangeli e teche contenenti opere scultoree. Qui l’arte trova asilo in un ambiente sacro e spirituale.

Cosmic Garden

Favorire l’emancipazione femminile in India. È l’obiettivo della mostra realizzata dalla Chanakya Foundation e nata dalla collaborazione tra gli artisti indiani Madhvi Parekh e Manu Parekh. E Karishma Swali, direttrice creativa e fondatrice della non-profit Chanakya School of Craft di Mumbai. Si tratta di una serie di opere multimediali in grado di ribaltare il concetto di “arte tradizionale”. Dai dipinti e dalle sculture dei due artisti indiani che negli arazzi hanno raccontato la storia e le divinità femminili a opere tessili realizzate da 320 artigiane della scuola di Swali, tramite speciali tecniche di ricamo su forme e stili pittorici contemporanei. Al Salone Verde, Sestiere Santa Croce 2258, Calle della Regina.

La Maison de la Lune Brûlée

Curata da Valentina Buzzi, la mostra dell’artista sudcoreano Lee Bae (alla Fondazione Willmotte, Fondamenta dell’Abbazia Cannaregio 3560) intende omaggiare e esplorare un rituale centenario profondamente radicato in Corea del Sud. Noto come Moonhouse Burning o daljip taeugi si svolge ogni anno con la prima luna piena dell’anno, riunendo l’intera comunità in una celebrazione simbolica della cosmologia ciclica. Un’esperienza suggestiva e partecipativa che intreccia folklore e arte contemporanea. Al centro pone la stretta connessione tra l’uomo e il mondo naturale, spezzata dalla cultura contemporanea.

A Journey to the Infinite: Yoo Youngkuk

Si tratta della prima retrospettiva personale in Europa del pittore coreano Yoo Youngkuk (1916-2002), precursore della pittura astratta geometrica nel suo Paese. A Journey to the Infinite: Yoo Youngkuk, a cura di Kim Inhye, porta in mostra 30 dipinti a olio di grandi dimensioni e 20stampe su rame. E una serie di fotografie che documentano l’evoluzione di uno dei più importanti artisti coreani. Alla Fondazione Querini Stampalia, Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252.

The Endless Spiral

Dedicata a Betsabeé Romero, la personale dal titolo The endless Spiral, organizzata dal Museum of Latin American Art (MOLAA) di Long Beach CA, esplora il percorso dell’artista messicana. Tra opere commissionate e nuove installazioni, la mostra indaga il tema guida Stranieri ovunque. Evidenzia dualità, tensioni, conflitti e fratture nella nostra cultura e storia. Alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Palazzetto Tito, Sestiere Dorsoduro, 2826.

Biennale Arte Venezia orari e date

Orario estivo (fino al 30 settembre):
Giardini: 11-19 (ultimo ingresso 18:45)
Arsenale: dal martedì al giovedì e la domenica 11-19 (ultimo ingresso 18.45), venerdì e sabato 11-20 (ultimo ingresso 19.45)

Orario autunnale (dall’1 ottobre al 24 novembre):
Giardini e Arsenale: 10-18 (ultimo ingresso 17.45)

Chiuso il lunedì, tranne il 22 aprile, 17 giugno, 22 luglio, 2 e 30 settembre, 18 novembre

+ posts

Condividi